dr.ssa Alessandra Delle Fratte
Psicologa & Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Disturbi dell'Alimentazione

 

 

Per il trattamento di questo tipo di disturbi è possibile richiedere alla dr.ssa Delle Fratte un appuntamento qui

 

Che cos’è un disturbo dell'alimentazione

I disturbi dell’alimentazione consistono in disfunzioni del comportamento alimentare e/o in comportamenti finalizzati al controllo del peso corporeo, che danneggiano in modo significativo la salute fisica o il funzionamento psicologico e che non sono secondari a nessuna condizione medica o psichiatrica conosciuta. Se non trattati in tempi e con metodi adeguati, i disordini alimentari possono diventare una condizione permanente e nei casi gravi portare alla morte, che solitamente avviene per suicidio o per arresto cardiaco.

Nella classificazione dei disturbi alimentari rientrano: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi da alimentazione incontrollata.

 

Anoressia

L'anoressia nervosa è caratterizzata dal rifiuto di mangiare e di  mantenere il peso corporeo nella norma, arrivando al di sotto dell'85% rispetto a quanto previsto per età, sesso e statura. Si ha un'intensa paura di diventare grassi anche se si è in realtà sottopeso, spesso negando la propria magrezza e lamentandosi di essere troppo grassi. La forma e il peso del corpo assumono un'influenza eccessiva sul proprio livello di autostima, condizionando tutta l'esistenza e il comportamento della persona. Nelle ragazze e nelle donne per parlare di anoressia ci deve essere l'assenza di almeno 3 cicli mestruali consecutivi, dovuta fisiologicamente al sottopeso.

Si  possono distinguere due forme di questo disturbo: l'anoressia restrittiva, in cui la perdita di peso è ottenuta attraverso una dieta ferrea, il digiuno e/o l'eccessiva attività fisica e quella con bulimia, quando alle condotte di restrizione dell'assunzione del cibo, si aggiungono episodi di abbuffate (caratterizzate da un'abnorme ingestione di cibo in un tempo ridotto e dalla sensazione di perdere il controllo durante l'episodio) alternate a condotte di eliminazione (vomito auto-indotto, uso eccessivo di lassativi o diuretici).

Uno dei vissuti più angoscianti delle persone anoressiche, è legato ad una errata percezione del proprio corpo, vissuto come sgradevole e perennemente inadeguato. Alcuni si sentono grassi in riferimento a tutto il loro corpo, altri pur ammettendo la propria magrezza concentrano le loro critiche ad alcune parti del corpo (di frequente la pancia, i glutei, le cosce). Il disturbo dell'immagine corporea non è imputabile ad un disturbo della percezione, in quanto tendono a sovrastimare anche il peso e la forma di altre persone, ma mai quanto i propri. Questa distorsione tende inoltre a diminuire man mano che le persone riacquistano peso.

 

Bulimia

Si fa diagnosi di Bulimia quando sono presenti i seguenti comportamenti: abbuffate ricorrenti, ovvero consumo di grandi quantità di cibo indipendentemente dalla percezione di fame e con la sensazione di perdita di controllo (ad esempio: mangiare un pacco intero di merendine subito dopo un pranzo completo); condotte di compenso, finalizzate a neutralizzare gli effetti delle abbuffate, come il vomito auto-indotto (che è il comportamento di compenso più frequentemente utilizzato), l’assunzione impropria di lassativi e diuretici, o la pratica eccessiva di esercizio fisico. È, inoltre, presente una continua ed estrema preoccupazione per il peso e le forme corporee. Quando siamo davanti a un caso di bulimia le abbuffate e le condotte compensatorie si verificano almeno 2 volte a settimana per un periodo minimo di tre mesi.

Le abbuffate sono vissute in genere con estrema vergogna e disagio; spesso sono associate a momenti di solitudine, di stress, di sensazione psicologica di vuoto o di noia. Il cibo viene rapidamente ingerito in maniera scomposta, incoerente ed eccessiva – secondo un circolo vizioso che tende ad auto-perpetrarsi tra preoccupazione per il peso, dieta ferrea,  abbuffate e condotte di compenso (la dieta ferrea aumenta la probabilità e la frequenza delle abbuffate; queste aumentano la probabilità del vomito o di altre condotte eliminatorie e così via).

I soggetti bulimici generalmente hanno un peso normale, cosa che rende il disturbo più difficile da identificare (rispetto per esempio all’anoressia, facilmente individuabile per la significativa perdita di peso). È un disturbo che usualmente insorge alla fine dell'adolescenza o all'inizio della giovinezza ed è molto più frequente nel sesso femminile (9 a 1 nel rapporto con il sesso maschile). L’esordio si ha generalmente in un età compresa tra i quindici e i venticinque anni, con un picco nella fascia d’età che va dai 17 ai 19. Sono comunque descritte anche forme precoci, in età infantile, e tardive. Le complicanze mediche spesso sottovalutate (come ad esempio, gastriti, scompensi dell’equilibrio elettrolitico, ripercussioni a livello cardiaco, renale, etc.) sono conseguenti sia delle abbuffate che delle condotte di compenso.

 

Alimentazione incontrollata

Generalmente noto come binge eating disorder (BED), è la più importante sindrome inclusa nella categoria dei disturbi dell'alimentazione atipici (una serie di condizioni che non rientrano né in un quadro di anoressia né di bulimia). Il disturbo da alimentazione incontrollata viene, infatti, diagnosticato in persone che manifestano alcuni sintomi di patologia del comportamento alimentare senza però rispettare i criteri diagnostici degli altri due disturbi.

Le persone che ne soffrono si abbuffano, ma non usano in modo regolare comportamenti di compenso (ad esempio, assenza di vomito provocato volontariamente) come nella bulimia nervosa. Come negli altri disturbi dell’alimentazione, è presente un’eccessiva importanza attribuita al peso e alle forme corporee, sebbene l’insoddisfazione corporea sia minore di quella osservata, ad esempio, nella bulimia nervosa.

I soggetti con disturbo da alimentazione incontrollata non presentano mai un peso normale: non seguono una dieta e tendono a mangiare in eccesso anche al di fuori delle abbuffate; ciò spiega perché nella maggior parte dei casi sia presente una condizione di soprappeso o di obesità. La probabilità di soffrire di questo disturbo pare aumentare con l'aumentare della gravità dell'obesità dell'individuo.

Il disturbo da alimentazione incontrollata influenza la vita della persona che ne soffre sia da un punto di vista fisico che da un punto di vista psicologico e sociale.
Possono esserci delle complicazioni mediche che sono di solito secondarie allo stato di obesità (es. diabete, malattie cardiovascolari, apnee notturne, dislipidemia, ipertensione arteriosa). Di solito i problemi legati al fisico richiedono la normalizzazione del peso, dell’alimentazione e, se presenti, la sospensione dei comportamenti di compenso (es. uso improprio di lassativi e diuretici) .
Dal punto di vista psicologico le persone sono spesso depresse o stressate a causa del problema alimentare, e possono presentare isolamento sociale, poiché si vergognano del proprio stile alimentare o per il fatto di essere in condizione di soprappeso o di obesità.

 

 

Trattamento psicoterapeutico dei disturbi alimentari

La psicoterapia, in particolare quella di orientamento cognitivo-comportamentale, è risultata un trattamento di provata efficacia nei disturbi dell’alimentazione.

Nel caso del trattamento dell’anoressia nervosa, obiettivi iniziali sono la normalizzazione del peso e l'abbandono delle condotte di restrizione dell'assunzione del cibo, delle abbuffate e delle condotte di eliminazione. In seconda battuta occorre aumentare i livelli di autostima, ampliare la definizione di sé al di là dell'apparenza fisica, ridurre il perfezionismo e il pensiero tutto/nulla, migliorare i rapporti interpersonali e, nel caso di adolescenti, aiutare i familiari a gestire il problema dei figli, mettendo anche in evidenza quali atteggiamenti siano controproducenti e da evitare.

 

Obiettivo principale del trattamento nella bulimia nervosa è, innanzitutto, quello di normalizzare il comportamento alimentare; i pazienti devono riacquistare accettabili attitudini nei riguardi del cibo e modificare la convinzione che il peso costituisca l’unico o il principale fattore in base al quale valutare il proprio valore personale.

Il primo passo consiste in interventi cognitivi tesi a interrompere il circolo vizioso restrizione/abbuffata/vomito, riabituando il paziente a un’alimentazione corretta, regolarizzando la frequenza dei pasti e utilizzando attività alternative alle abbuffate o alle condotte eliminatorie. In una seconda fase il trattamento mira a rendere stabile il nuovo comportamento alimentare e, soprattutto, a ridurre l’eccessiva preoccupazione per il peso e le forme corporee. Vengono poi usate procedure cognitive e tecniche comportamentali per identificare e modificare le idee disfunzionali alla base del disturbo. La terza fase prevede l’applicazione di procedure finalizzate a mantenere i risultati raggiunti durante il trattamento: vengono usate strategie di prevenzione delle ricadute e tecniche che mirano ad aumentare la capacità di fronteggiare le situazioni critiche per il paziente.

Il trattamento psicoterapico dei disturbi dell’alimentazione è frequentemente associato anche ad una terapia farmacologica, di dimostrata efficacia nella riduzione della frequenza delle abbuffate, del vomito, delle ruminazioni sul cibo e sul peso. L’assunzione di farmaci produce, inoltre, un miglioramento dell’umore e aumenta la collaborazione alla psicoterapia. Il limite della terapia farmacologica è nella stabilità degli esiti: se non accompagnata da psicoterapia, sono frequenti le ricadute.

 

 
 

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