dr.ssa Alessandra Delle Fratte
Psicologa & Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale
Disturbi d'Ansia

 

 

Per il trattamento di questo tipo di disturbi è possibile richiedere alla dr.ssa Delle Fratte un appuntamento qui

 

 

 

Che cos’ è un disturbo d’ansia

 

L’ansia è un’emozione normale, che prova ogni soggetto sano: ha la funzione di segnalare situazioni di pericolo o spiacevoli, permettendoci così di affrontarle ricorrendo alle risorse mentali e fisiche più adeguate. L’ansia, inoltre, produce un aumento dello stato di vigilanza, utile quando si devono affrontare situazioni impegnative (es. ad un colloquio di lavoro non daremmo il meglio di noi stessi se fossimo completamente rilassati). Entro certi livelli, dunque, l’ansia è necessaria a ciascuno di noi.

Quando si è troppo ansiosi, però, diminuisce la capacità di pensare lucidamente e di risolvere i problemi. La maggior parte degli individui con problemi di ansia lamentano una lista numerosa di sensazioni e di disturbi che, se particolarmente intensi e prolungati nel tempo possono causare, com’è facile immaginare, una quasi totale compromissione della vita di relazione e dell’autonomia.

L’ansia patologica può assumere diverse forme, classificabili sulla base dei sintomi presentati e della specifica compromissione che ne deriva.


Panico

Palpitazioni, sudorazione, tremori, dispnea, sensazione di asfissia, dolore al petto, nausea, sensazioni di instabilità e sbandamento, de-realizzazione o de-personalizzazione, paura di perdere il controllo o di impazzire, paura di morire, parestesie, brividi o vampate di calore sono i sintomi tipici del Disturbo di Panico che solitamente compaiono inaspettatamente (almeno la prima volta) raggiungendo il picco nel giro di una decina di minuti. È necessaria la presenza di almeno quattro di essi perché si possa diagnosticare un attacco di panico vero e proprio.

Spesso la persona che è colpita dal panico prova a “gestirlo” mettendo in atto una serie di comportamenti protettivi (ad esempio, inizia a respirare molto rapidamente) che nella maggior parte dei casi peggiorano la situazione amplificando le sensazioni del panico (l’iperventilazione, infatti, tende a peggiorare le sensazioni di vertigine, disorientamento e confusione). All’intensa e persistente preoccupazione che l’attacco possa ripresentarsi segue spesso anche l’evitamento di situazioni (quali ad esempio, luoghi affollati, mezzi pubblici, code, ecc.) in cui non sarebbe disponibile aiuto o da cui sarebbe difficile allontanarsi in caso di attacco (agorafobia).

Anche un solo attacco può sensibilizzare la persona rispetto ai segnali dell’ansia portandola a sviluppare una vera e propria paura della paura, in buona misura responsabile della comparsa di nuovi attacchi di panico e, in definitiva, dello sviluppo e mantenimento del disturbo. Gli evitamenti contribuiscono a rendere ancora più problematico il quadro e svolgono un ruolo non secondario nel mantenimento del disturbo precludendo di fatto alla persona di verificare, attraverso l’esposizione ad esperienze correttive, la fondatezza delle proprie preoccupazioni.

 

Ansia Generalizzata

E’ un disturbo caratterizzato da uno stato di preoccupazione per diversi eventi, che risulta eccessivo in intensità, durata o frequenza rispetto all’impatto o alla probabilità reali degli eventi temuti dal soggetto. Tale stato, inoltre, non risulta associato a specifiche circostanze, è difficile da controllare per chi lo sperimenta ed è presente nel soggetto per la maggior parte del tempo per almeno sei mesi. La persona che ha un disturbo d'ansia generalizzato vive come se si aspettasse una catastrofe da un momento all’altro, in uno stato di preoccupazione quasi costante e può trascorrere fino a metà della giornata preoccupandosi di eventi relativi a circostanze quotidiane (come responsabilità lavorative, problemi economici, salute propria e dei familiari, incidenti a persone significative, e così via).

Le preoccupazioni eccessive sono accompagnate da almeno tre dei seguenti sintomi: irrequietezza; facile affaticabilità; difficoltà a concentrarsi o vuoti di memoria; irritabilità; sonno disturbato; tensione muscolare (con eventuali tremori o contratture muscolari). Molte persone che soffrono di questo disturbo presentano, inoltre, sintomi somatici come bocca asciutta, mani appiccicose, sudorazione, brividi dl freddo, nausea, diarrea, difficoltà a deglutire e nodo alla gola. A partire da una preoccupazione e dalla relativa ansia, si attivano anche catene di pensieri negativi dette rimuginazioni, che mantengono e incrementano lo stato iniziale.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità soffre di disturbo d’ansia generalizzato il 5% della popolazione mondiale, soprattutto donne. Solo un terzo di chi ne soffre, tuttavia, si rivolge ad uno specialista della salute mentale, in quanto i sintomi fisici dell’ansia spesso portano i pazienti a rivolgersi ad altre figure professionali (es. medico di base, internista, cardiologo, gastroenterologo).

Tipicamente il disturbo d’ansia generalizzato ha un andamento cronico, per cui le persone che ne soffrono tendono a considerare lo stato ansioso che solitamente sperimentano come una caratteristica della loro personalità, piuttosto che un disturbo vero e proprio. In alcuni casi, tuttavia, il disturbo si presenta in maniera discontinua nel corso della vita, in particolare nei periodi di forte stress.

La presenza di crisi d’ansia o dei sintomi descritti in precedenza non è necessariamente indice di un disturbo d’ansia generalizzato: tali sintomi, infatti, potrebbero essere la manifestazione di una condizione medica generale (es. ipertiroidismo) o potrebbero essere dovuti all’uso di alcune sostanze psicoattive (es. caffeina, farmaci come sedativi, ipnotici o ansiolitici).

 

Fobia sociale

E’ un disturbo d’ansia caratterizzato dalla paura di essere giudicati negativamente in situazioni sociali o durante lo svolgimento di un’attività. Tipicamente le persone che soffrono di questo disturbo temono di poter dire o fare cose imbarazzanti e di esser giudicati ansiosi, impacciati, stupidi, deboli o “pazzi”.

Questi timori possono essere presenti solo in alcune situazioni sociali (fobia sociale specifica) o nella maggioranza di esse (fobia sociale generalizzata).

La persona che soffre di fobia sociale prova una forte e persistente ansia nelle situazioni sociali o quando svolge delle attività in presenza di altre persone (es. guidare la macchina) in quanto teme soprattutto di fare “una brutta figura”.
Chi ha questo disturbo, inoltre, crede di non essere in grado di contenere le proprie emozioni di paura e vergogna, pensa che anche gli altri le noteranno e che, per questo, lo giudicheranno negativamente. Immagina la disapprovazione, la derisione, il rifiuto o la pena degli altri con vero terrore.

Le emozioni problematiche maggiormente presenti nella fobia sociale sono, dunque, l’ansia/paura, l’imbarazzo, la vergogna (con la vergogna di vergognarsi!) e il senso di umiliazione; esse possono essere accompagnate da evidenti sintomi d’ansia. I sintomi ansiosi più frequentemente percepiti sono: palpitazioni, tremori alle mani o alle gambe, sudorazione, malessere gastrointestinale, diarrea, tensione muscolare, confusione. Nei casi più gravi, il timore del giudizio negativo può provocare veri e propri attacchi di panico.

Tipicamente le situazioni più temute da chi soffre di fobia sociale sono: feste, cene, frequentazioni di locali, acquisti nei negozi, riunioni di lavoro, svolgimento di attività quotidiane in presenza di altre persone (es. conversare, mangiare, bere, scrivere, guidare, utilizzare il telefono o il computer). Pensando anticipatamente all’evento, l’ansia può diventare così intensa da ostacolare realmente il soggetto nello svolgimento dei suoi compiti. In tali casi si tendono ad attuare condotte di evitamento, per cui il soggetto evita le situazioni temute, e ciò in alcuni casi può portare all’isolamento sociale della persona. Per tenere sotto controllo l’ansia e l’eventualità di essere giudicati negativamente, si possono mettere in atto anche i cosiddetti comportamenti protettivi. Ad esempio il soggetto può non togliere la giacca in un ambiente caldo per non far vedere che suda, creando, così, le condizioni per sudare ancora di più e sentirsi ancora di più in imbarazzo.

Non esiste una causa unica della fobia sociale: alla base del disturbo vi sarebbero un insieme di fattori, che possono essere di tipo genetico, psicologico ed ambientale.

 

Disturbo Ossessivo – Compulsivo (DOC)

E’ un disturbo d'ansia caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni: le ossessioni consistono in idee, pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e/o persistenti che insorgono improvvisamente nella mente del soggetto e che vengono percepiti come intrusivi, fastidiosi e privi di senso. Le compulsioni sono definite come atti mentali (es. contare, pregare, ripetere parole) o comportamentali (es. controllare, pulire, ordinare) ripetitivi, messi in atto in risposta ad un'ossessione secondo regole precise, allo scopo di neutralizzare e/o prevenire un disagio e una situazione temuta.

A differenza di altri disturbi psicologici, sostanzialmente omogenei, il DOC nella pratica clinica si presenta con sintomi e fenomeni diversi. Esempi di ossessioni sono pensieri del tipo: “non devo pensare il nome delle persone a cui voglio bene in ospedale, altrimenti potrebbero ammalarsi davvero”; “tutto deve essere sempre perfettamente in ordine e in armonia, altrimenti qualcosa di brutto potrebbe capitare alla mia famiglia”. A ossessioni di questo tipo seguono condotte compulsive tese a prevenire la minaccia temuta, come ad esempio: monitoraggio continuo dei propri pensieri e ripetizione di preghiere tese ad annullare eventuali “pensieri sbagliati”; o azioni tese a evitare di mettere o lasciare oggetti “fuori posto”, controlli che tutti gli oggetti siano sistemati secondo il proprio criterio di ordine.

I pensieri e le azioni delle persone che soffrono di DOC possono apparire bizzarri, irrazionali, esagerati o insensati; questo non significa che si tratta di un disturbo del pensiero o che gli ossessivi ragionano meno bene delle altre persone. Chi soffre del disturbo generalmente si rende conto del fatto che le proprie preoccupazioni e condotte sono esagerate o insensate ma questa consapevolezza, non aiuta a modificare il comportamento ma, piuttosto, alimenta l’autocritica e la sofferenza.

Il disturbo si manifesta generalmente nella prima giovinezza (il massimo dell’incidenza si ha tra i 15 e 25 anni), con una prevalenza che oscilla intorno al 2-2,5% nella popolazione generale. Il decorso raramente è episodico, essendo un  disturbo che tende a cronicizzare, anche se con fasi fluttuanti di miglioramento e di peggioramento, e a diventare invalidante. In una percentuale tra il 5 e il 10% il decorso è ingravescente.

 

Trattamento psicoterapeutico dei disturbi d’ansia

Trattamenti riconosciuti come più  efficaci per la cura dei disturbi d'ansia sono: 1) la psicoterapia e 2) la farmacoterapia.

 

1) Nel trattamento dei disturbi d ansia la psicoterapia cognitivo- comportamentale ha dimostrato ampiamente e scientificamente la propria efficacia. Si tratta di un tipo di psicoterapia in cui paziente e terapeuta sono attivamente impegnati nella comprensione del problema e nella condivisione di obiettivi terapeutici concreti e verificabili. Nel corso del trattamento la persona portatrice del disagio è aiutata a prendere consapevolezza dei circoli viziosi dell’ansia (o del panico, ove presente) e a liberarsene gradualmente attraverso l’acquisizione di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali.

La terapia cognitivo-comportamentale è basata su una serie di tecniche e procedure tese a ridurre la quantità e frequenza dei sintomi, ad aumentare la motivazione e la collaborazione al trattamento e a rendere il soggetto meno vulnerabile ai temi e ai meccanismi cognitivi che hanno contribuito alla genesi e al mantenimento del disturbo.

Ad esempio, nel caso del DOC tra le tecniche elettive nel trattamento c’è l’esposizione combinata con la prevenzione della risposta. L’esposizione (nelle sue diverse varianti: esposizione graduale o prolungata; per immagini o in vivo) consiste nel mettere un soggetto in contatto con uno stimolo o situazione che elicita disagio per un lasso di tempo maggiore a quello che il soggetto normalmente tollera. La prevenzione della risposta consiste nel bloccare l’emissione dei comportamenti sintomatici (normalmente messi in atto dal paziente) dopo il contatto con la situazione ansiogena.

Genericamente parlando, il protocollo cognitivo-comportamentale per la cura dei disturbi d’ansia prevede l’impiego delle seguenti procedure:
  • formulazione di un contratto terapeutico, che contenga obiettivi condivisi da paziente e terapeuta e i loro rispettivi compiti (es. compiti a casa per il paziente);
  • ricostruzione della storia del disturbo, partendo dal primo episodio in cui si è manifestato, fino alla dettagliata descrizione della manifestazione attuale;
  • formulazione dello schema di funzionamento del disturbo, a partire dall’analisi di episodi recenti durante i quali la persona ha provato ansia sociale;
  • interventi di tipo psicoeducazionale, con cui vengono fornite informazioni sulla natura dell’ansia e della vergogna e sul loro ruolo nell’insorgenza e nel mantenimento del disturbo;
  • individuazione dei pensieri disfunzionali alla base del disturbo e messa in discussione di tali interpretazioni mediante specifiche tecniche (es. esperimenti comportamentali, dialogo socratico tra terapeuta e paziente);
  • apprendimento di tecniche per la gestione dei sintomi dell’ansia (es. tecnica del respiro lento, rilassamento muscolare isometrico e progressivo);
  • esposizione graduale ai pensieri ed agli stimoli temuti ed evitati, mediante il ricorso a specifiche tecniche (es. esposizione immaginativa, enterocettiva ed in vivo);
  • in fase di conclusione del trattamento, interventi di prevenzione delle ricadute.

  • Questo protocollo è applicabile – oltre che individualmente - anche in gruppo. La psicoterapia di gruppo, rispetto a quella individuale, ha il vantaggio generico di consentire il confronto con altre persone che soffrono dello stesso disturbo e di favorire, così, il ridimensionamento del problema e la riduzione della sensazione soggettiva di “essere anormale”. Ad esempio, nel caso della fobia sociale, il trattamento in gruppo costituisce di per sé un’esposizione a ciò che il soggetto teme; ma per questo va attuato a seguito di una preparazione del paziente ad esso.

    2) La terapia farmacologia nei disturbi d’ansia, qualora necessaria, prevede solitamente l’uso di due classi di farmaci: le benzodiazepine e gli antidepressivi. I farmaci, abbassando i livelli di sofferenza soggettiva e di ansia, creano nelle sintomatologie più acute le condizioni favorevoli per un intervento psicoterapeutico efficace. Per tali motivi, spesso i clinici associano al trattamento farmacologico quello psicoterapeutico.



     

     
     

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